domenica 13 giugno 2021

Remote viewing – visione a distanza

La visione a distanza è il potere di vedere con la mente, al di là di ciò che la vista fisica può captare naturalmente. È una cosa possibile? Per molti assolutamente no; tuttavia sappiamo che nelle varie culture questo fenomeno è più che noto. Gli sciamani ed altri esponenti di varie tradizioni spirituali posseggono questa capacità, quindi è un qualcosa di conosciuto e documentato, sebbene la nostra scienza abbia, ancora oggi, grande difficoltà ad accettarla, così come avviene per altri fenomeni di tipo paranormale.

La visione a distanza ha invece un solido fondamento scientifico e conferma quanto da migliaia di anni insegnano queste grandi tradizioni spirituali. Quando la mente è calma, entra in connessione con una dimensione che non è più limitata dallo spazio e dal tempo, bensì collegata con la coscienza universale ed unita ad ogni cosa. È lo spazio dell’intuizione, piuttosto che dell’immaginazione.

Questo fenomeno è chiamato chiaroveggenza ed è un termine usato in modo molto ambiguo, oggi lo si chiama visione a distanza per un motivo molto semplice: perché il dipartimento della CIA americana ha voluto rispondere allo spionaggio psichico fatto in Unione Sovietica con gli stessi strumenti, e per non cedere finanziariamente al congresso ha ribattezzato la chiaroveggenza in visione a distanza che è un termine molto più accettabile. Come mai la CIA si è deflorata su questo territorio? La cosa più interessante è che uno Stato che possiede tantissimi mezzi si è affidato a questa capacità umana e lo ha fatto per moltissimi anni spendendo milioni di dollari. Le università americane hanno fatto delle ricerche su questo argomento ed hanno concluso che questo fenomeno esiste. Queste università non hanno solo studiato la visione a distanza, ma anche la telepatia e la telecinesi e ci sono le prove che queste cose funzionano e sono reali. È più facile oggi arrivare a questa constatazione in quanto la fisica più avanzata permette di capire meglio i fenomeni.

” Il segreto è stato rivelato: la visione a distanza esiste, funziona ed è stata sperimentata, provata e utilizzata dai servizi segreti per oltre vent’anni. Le recenti ammissioni del Governo (degli Stati Uniti) riguardanti l’uso di strumenti bellici di carattere metafisico sono una testimonianza cruciale e inconfutabile del fatto che ciò che ho detto adesso è la verità…”

Il Maggiore (dell’esercito statunitense) David Morehouse

” Entrò in trance. E mentre vi si trovava, ci diede delle coordinate geografiche. Zoomammo con le fotocamere satellitari su quel punto, e l’aereo disperso era lì.”

L’ex Presidente statunitense Jimmy Carter, ricordando un’operazione di visione a distanza del 1978 (Schnabel 1997: copertina).

Il ricercatore del paranormale Ingo Swan coniò il termine “visione a distanza” come termine scientifico neutrale per descrivere il processo mediante il quale un osservatore percepisce informazioni su una località distante, servendosi di qualcosa di diverso dai cinque sensi conosciuti. Inizialmente esso si riferiva soltanto alle situazioni in cui l’Esercito degli Stati Uniti si serviva di un protocollo di ricerca minuziosamente disciplinato, ma gradualmente il termine è entrato nell’uso comune per indicare l’abilità di percepire informazioni nascoste o a distanza avvalendosi di mezzi metafisici.



La differenza tra la visione a distanza e l’esperienza extracorporea

Puthoff e Targ scrissero nel loro saggio classico “A Perceptual Channel for Information over Kilometer Distances” (Un canale percettivo per informazioni poste a chilometri di distanza) del 1976 che avevano scelto il termine “visione a distanza” in quanto termine neutrale libero dalle associazioni aprioristiche e dai pregiudizi che caratterizzavano i termini autoscopia (letteratura medica), esteriorizzazione o dissociazione (letteratura psicologica) e proiezione astrale (letteratura dell’occulto). Altri investigatori preferiscono utilizzare il termine neutro “cognizione anomala”.

Tuttavia, esiste ancora una sovrapposizione nell’uso generale dei termini Visione a Distanza ed Esperienza Extracorporea. I ricercatori che volontariamente le sperimentano entrambe sostengono che c’è una differenza tra l’esperienza extracorporea, nella quale l’osservatore percepisce come se fosse fisicamente presente, e la visione a distanza, nella quale l’osservatore è in grado di ottenere, grazie alla chiaroveggenza, tutti i tipi di informazioni riguardanti l’oggetto che non è fisicamente osservabile.

Come afferma Joseph McMoneagle nel suo libro Remote Viewing Secrets (I segreti della visione a distanza) del 2000, l’osservatore a distanza sta seduto in una stanza e descrive percezioni di un oggetto posto in un altro luogo. Sebbene l’osservatore sia in grado di descrivere con precisione quell’altro luogo, non c’è alcun dubbio che questi sia presente nella stanza in cui si trova il suo corpo. Al contrario, nell’esperienza extracorporea, le persone percepiscono di essersi recate in quell’altro luogo e di esservi state presenti in ogni forma tranne che in quella del corpo fisico (McMoneagle 2000: 176177).

La ricerca militare sulla visione a distanza

Per più di vent’anni, le forze militari degli Stati Uniti hanno destinato ogni anno uno stanziamento di settanta milioni di dollari alla ricerca metafisica con particolare riferimento alla “visione a distanza”. Per quanto ciò possa sembrare sorprendente per coloro che hanno poca dimestichezza con i fenomeni metafisici, questo e molto altro è stato fatto e viene fatto tutt’oggi negli Stati Uniti, in Russia e in Cina. La Francia non ha detto nulla in merito, ma possiede la popolazione e la conoscenza metafisica avanzata per far parte del novero dei Paesi che potrebbero praticare la visione a distanza.

Nel suo interessantissimo libro, Remote Viewers The Secret History of America’s Psychic Spies (Osservatori a distanza La Storia Segreta delle Spie Psichiche dell’America) del 1997, Jim Schnabel cita una gran quantità di fonti altamente affidabili, compreso un Presidente degli Stati Uniti, che parlano della realtà della Visione a Distanza applicata ad obiettivi militari. Ecco alcune delle loro affermazioni sbalorditive che hanno già trovato il loro posto nella storia dei fenomeni metafisici:

“Non mi è mai piaciuto fare dibattiti con gli scettici, perché se non si crede che la visione a distanza è reale, allora non si è fatto bene il proprio lavoro.”

Il Generale Maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti Edmund R. Thompson, Assistente Capo dell’Intelligence, 1977-81, Vice Direttore della Gerenza e delle Operazioni, DIA, 1982-84 (Schnabel 1997: copertina).

“Non si può esserne coinvolti senza convincersi che c’è qualcosa”

Norm J., ex alto ufficiale della CIA addetto agli osservatori a distanza (Schnabel 1997: copertina).

“Ci sono stati dei momenti in cui volevano premere bottoni e sganciare bombe sulla base delle nostre informazioni.”

Dott. Hal Puthoff, ex direttore del programma sulla visione a distanza (Schnabel 1997: copertina).

“Entrò in trance. E mentre vi si trovava, ci diede delle coordinate geografiche. Zoomammo con le fotocamere satellitari su quel punto, e l’aereo disperso era lì.”

L’ex Presidente statunitense Jimmy Carter, ricordando un’operazione di visione a distanza del 1978 (Schnabel 1997: copertina).

Negli Stati Uniti, lo Stanford Research Institute è stata la sede in cui furono condotti molti degli esperimenti originari. Il fisico Hal Puthoff era il direttore del Programma sulla Visione a Distanza. Il personale coinvolto in questo programma di proiezione astrale e visione a distanza (secondo Schnabel 1997) comprendeva anche:
  • L’Ammiraglio Stanfield Turner, Direttore della CIA dal 1977 al 1991
  • Il Generale Maggiore Ed Thompson, Assistente Capo del Personale dell’Intelligence dell’Esercito degli Stati Uniti. In particolare, egli era a conoscenza del fatto che i Russi erano in possesso di tecniche avanzate nell’ambito dei fenomeni metafisici, e se ne servivano per motivi di spionaggio militare nella visione a distanza e nell’ipnosi telepatica a lunga distanza
  • Il Sergente Mel Riley (197890)
  • Il Sergente Lyn Buchanan, il Maggiore Ed Dames e il Colonello John Alexander dell’Intelligence dell’esercito e del Comando della Sicurezza degli Stati Uniti
  • L’osservatore remoto di talento Ingo Swann, che fu il primo soggetto a sottoporsi ai test di Puthoff sulle esperienze extracorporee
  • Lo scienziato della CIA Richard Kennet, che collaborò con Pat Price e Hal Puthoff
  • Keith Harary, osservatore a distanza di talento
  • John McMahon, capo dell’Ufficio del Servizio Tecnico della CIA dal 1974 al 1976 e in seguito Vice Direttore della CIA il quale fu uno dei principali sostenitori della visione a distanza e divenne investigatore in prima persona si convinse dell’autenticità della visione a distanza quando sperimentò personalmente questo sbalorditivo fenomeno metafisico
  • Patrick Price, sensitivo di grande talento, la cui visione a distanza era altamente coincidente con quella di Ingo Swann. Price, attraverso la visione a distanza, descrisse con precisione “i dettagli di una installazione segreta del Pentagono nelle colline del villaggio di Sugar Grove, nella Virginia Occidentale…” Fra le sue funzioni segrete c’erano l’intercettazione di telefonate intercontinentali e il controllo dei satelliti spia degli Stati Uniti. Grazie alla sua visione a distanza, Price fu anche estremamente accurato nel penetrare dell’installazione russa del Monte Narodnaya, nella regione remota dei Monti Urali settentrionali. La CIA confermò la precisione della visione a distanza di Price.

In questo campo, il sito Internet più completo, dotato di un gran numero di collegamenti ipertestuali ad articoli giornalistici specialistici e saggi accademici scritti dalle maggiori autorità in materia, è quello di Joseph McMoneagle.

Psychic Warrior

Benché mai utilizzata come fonte primaria di informazioni, dato lo scetticismo di alcuni quadri militari, l`unità Grillflame venne spesso interpellata per la localizzazione di installazioni militari nemiche, rampe missilistiche e sottomarini.

Durante la prima Guerra del Golfo, venne impiegata per individuare il deposito di “armi chimiche” di Saddam Hussein. Naturalmente, quanti più Remote Viewers visualizzavano la stessa cosa, tanto più erano alte le probabilità che la visione fosse corretta. L`esercito, ed in seguito anche la DIA (Defence Intelligence Agency) ritenevano che la Remote Viewing fosse un sistema affidabile ed efficace, tant’è che continuarono a servirsene fino al 1995. In quella data vennero brutalmente cancellati tutti i programmi che prevedevano l`uso di Remote Viewers ed Esper e per prevenire una fuga di notizie sull`argomento (dato il gran numero di specialisti che si ritrovarono licenziati di colpo) la CIA emise un comunicato stampa in cui dichiarava che esperimenti psichici erano stati sì condotti in passato, ma che erano stati interrotti in quanto inefficaci.

Grossa bugia, visto che la Remote Viewing venne usata per quasi un quarto di secolo dai servizi segreti americani. Era efficace, eccome. Probabilmente il vero motivo che causò la cancellazione del progetto Grillflame fu un altro. Forse i servizi erano entrati in possesso di qualche ritrovato tecnologico capace di svolgere lo stesso lavoro degli Esper.

Altre info…

Il Maggiore David A. Morehouse, ufficiale pluridecorato dell’esercito degli Stati Uniti, dal 1987 al 1991 venne assegnato a diversi programmi di alto livello ad accesso speciale nel Comando di Sicurezza dell’Intelligence dell’Esercito degli Stati Uniti e nell’Agenzia per l’Intelligence della Difesa. Nel suo libro del 1996 Psychic Warrior The True Story of the CIA’s Paranormal Espionage Program (Guerriero Metafisico La Storia Vera del Programma di Spionaggio Paranormale della CIA) egli cita delle figure chiave del programma:

Il segreto è stato rivelato: la visione a distanza esiste, funziona ed è stata sperimentata, provata e utilizzata dai servizi segreti per oltre vent’anni. Le recenti ammissioni del Governo (degli Stati Uniti) riguardanti l’uso di strumenti bellici di carattere metafisico sono una testimonianza cruciale e inconfutabile del fatto che ciò che ho detto adesso è la verità. Il governo della nazione più potente di questa terra ha ammesso di essere a conoscenza del fatto che gli esseri umani possono trascendere il tempo e lo spazio per vedere persone, luoghi, cose ed eventi distanti, e che è possibile riferire informazioni ottenute in tal modo. Spero comprendiate il significato di questa informazione (Morehouse 1996).

Morehouse sostiene pure di avere avuto, insieme ad altri osservatori remoti, contatti regolari con esseri dell’Aldilà.

Una delle cose più inquietanti che viene rivelata da questi ex “soldati psichici”, è che tutti, prima o dopo, durante le loro perlustrazioni mentali, videro degli UFO. Quando gli veniva ordinato di localizzare velivoli ad alta quota nel tentativo di rilevare mezzi sovietici, visualizzavano invece oggetti volanti sconosciuti.

Melvin Riley, uno dei primi PSI governativi, rammenta che nel 1988 i suoi superiori gli portarono una foto da studiare. La foto mostrava solamente un oggetto luminoso. Ma una sessione di Remote Viewing rivelò che al suo interno vi erano degli umanoidi e che l`oggetto ora stazionava al di sopra di una centrale di missili nucleari. “Non era nulla di nostro o dei Russi”, disse il Maggiore David Morehouse (altro ex Grillflame).

Quando il gruppo PSI cercò di rintracciare il punto di origine di questi mezzi, videro che provenivano da basi nascoste nella Luna, su Marte e persino nel nostro pianeta. “Non rivelammo neanche ai nostri superiori l`esito di questo Remote Viewing, perché ci avrebbero presi per pazzi”, conclude Morehouse.

Come avviene questa visione a distanza? Non è nulla di magico o particolare ma è misterioso in quanto fino a quando una persona non ci prova, gli sembra un fenomeno incredibile. Bisogna svuotare totalmente la mente, si scende in questo stato di coscienza con una domanda, la cosa importante è di lavorare con l’intuizione e non con l’immaginazione. La cosa straordinaria è che questa capacità ti porta a vedere anche il futuro, cosa che sicuramente non avremmo mai pensato di poter fare solo con la forza della nostra mente, ma che tutti noi ne siamo capaci.

Fonti: https://www.coscienza-universale.com/misteri/remote-viewing-visione-a-distanza/

mercoledì 2 giugno 2021

Infanzia infelice e destino umano

Che cosa hanno in comune uno stupratore, un masochista, un killer seriale, un suicida, un ansioso, un depresso, un alcolista, un tossicodipendente? Apparentemente niente. In realtà questi disturbi, sebbene molto diversi tra loro, hanno un unico, medesimo, comune denominatore: un’infanzia infelice. Infatti i disturbi della sfera psichica, dai più seri a quelli più comuni nonché quei sentimenti di cronica insoddisfazione, di sottile infelicità, e di generale inquietudine trovano tutti la stessa origine nelle relazioni primarie del bambino con i suoi caregivers. Ciò non stupisce affatto, sebbene siano in molti a ‘giurare’ di avere avuto un’infanzia serena e perfetta. Se vi capitasse di leggere la biografia di un personaggio storico o letterario o filosofico troverete ben poche notizie sulla sua infanzia che viene, in genere, riassunta con la più classica delle espressioni, come ‘felice e spensierata’. Certo, l’infanzia dovrebbe essere felice e spensierata, ma purtroppo è sempre più uno stereotipo.
Dicevo poc’anzi che ciò non stupisce poiché viviamo in una cultura ‘Adultocentrica’ nel senso che le istituzioni sociali sono incentrate sulle esigenze ed i bisogni dell’adulto, ignorando quelli dei bambini ‘tanto sono piccoli: cosa vuoi che capiscano’? Non si capisce perché vada rispettata la sensibilità degli adulti e, invece, ignorata la sensibilità del bambino come se quest’ultimo ne fosse del tutto privo.
Ma vi è ormai una mole di studi epidemiologici, di osservazioni cliniche ed empiriche che dimostrano quanto il bambino sia recettivo, sensibile e predisposto ai rapporti interpersonali sin dall’inizio della sua vita. Ma si tratta di conoscenze relegate in un ambito specialistico, come se non riguardassero ‘i nostri bambini’.
In alcuni casi, nei migliori dei casi, le persone sanno che i bambini hanno bisogno di affetto, di cure e sostegno allo sviluppo, ma si tratta di una conoscenza meramente razionale, tanto per essere ‘up to date’ ovvero al passo con i tempi. Costoro ‘predicano bene, ma razzolano male’ nel senso che non mostrano alcuna disponibilità all’ascolto empatico dei propri figli. Ma perché la nostra cultura continua pervicacemente a negare la natura distruttiva dei comportamenti maltrattanti ai danni del bambino il che implica abusi, trascuratezza emotiva ed affettiva.
In effetti vi sono forme sottili di maltrattamento che non sono né appariscenti né eclatanti ma che sono ripetute e col tempo si cumulano. Si tratta del trauma cumulativo evolutivo cui è esposto il bambino dalla figure che dovrebbero proteggerlo e che invece gli infliggono il trauma nell’indifferenza comune e condivisa. Gli effetti nel tempo di questo trauma cumulativo non sono meno carichi di conseguenze cliniche che sono sotto gli occhi di tutti. Si va da forme ansiose e depressive a disturbi di personalità complessi. Ciò che li accomuna è l’inadeguatezza dei genitori e la lor incapacità di amare, offrendo al bambino una “base sicura” da cui emerge, introiettata, la rappresentazione di sé, del mondo e degli altri. Ecco: l’ostacolo maggiore al disvelamento della verità dell’infanzia è proprio questo: Le figure maltrattanti sono coloro che dovrebbero assicurare protezione e conforto, i genitori. Il fatto che siano loro a traumatizzare il bambino è, malgrado le evidenze cliniche e sperimentali, tutt’oggi un tabù che farà delle piccole vittime i futuri carnefici.
Un’infanzia maltrattata genera, a volte, mostri, ma di sicuro genera infelicità e insoddisfazione. Lo scrivente vuole mettere in evidenza le sofferenze dei bambini e rendere manifeste le conseguenze dei maltrattamenti loro inferti sull’intera collettività. Di più. Le esperienze più traumatizzanti non scaturiscono dai disagi ambientali. L’evento più devastante, in quanto fonte primaria di conflitti, è la violenza dei genitori. La necessità di mantenere l’idealizzazione dei propri genitori è da sempre stata un potente deterrente per la comprensione degli eventi causali che originano l’infelicità e la sofferenza. Spesso il dolore connesso a quelle relazioni infelici non può essere elaborato perché sarebbe troppo intollerabile scoprire che i ‘buoni genitori’ sono stati, volenti o nolenti, gli artefici della propria insicurezza e sofferenza. E allora quel silenzio rende l’adulto, ex bambino maltrattato, una sorta di ‘bomba ad orologeria’. Infatti persone stimabilissime commettono i delitti più assurdi e ‘incomprensibili’. Ma ciò che si vuole sottolineare è che se adottiamo l’ottica del trauma evolutivo i ‘delitti’ commessi quanto i ‘sintomi’ psichici e somatici diventano, non solo comprensibili, ma possono costituire il punto di partenza per acquisire una maggiore consapevolezza di sé ed aprirci un mondo nuovo. Senza parlare dei benefici che tutta la collettività ne trarrebbe in termini di realizzazione, pace, condivisione. Non è affatto giusto che la mia ‘cecità’ debba ricadere sulle future generazioni e sulla collettività come atti di teppismo, terrorismo e quant’altro.
L’estensore del presente articolo non è uno ‘specialista’ ma da circa tre settennari di psicoterapia ha effettuato un’autentica discesa agli inferi di un passato dissociato e rimosso fatto di abbandoni ripetuti, di abusi fisici e sessuali, di menzogne spacciate per ‘amore’, dalle persone per cui avevo, come molti, un’autentica venerazione, di traumi relazionali evolutivi, più sottili, ma non meno disturbanti. Quei ‘microtraumi passano ‘inosservati’ anche perché condivisi dalla maggior parte degli adulti minano alla base la sicurezza e la felicità del bambino, dando vita a adulti insoddisfatti, infelici e ad una società autodistruttiva. Il tutto condito anche dall’avallo religioso: Gesù non è il figlio che il padre sacrifica per la nostra redenzione alla stessa stregua in cui il bambino è sacrificato dai suoi stessi genitori i quali si sentono ‘autorizzati’ da Dio stesso dal momento in cui quest’ultimo chiede ad Abramo, per saggiare la sua fede, di immolargli il proprio figlio Isacco? Un padre che immola il proprio figlio è un padre-sadico poiché si arroga il diritto di vita e di morte sul figlio, agnello da macello. Quale è la conseguenza di una simile ‘imposta’ più che ‘proposta religiosa’? E’ questa realtà che ci troviamo a vivere. Non dovremmo meravigliarci se tanti ‘santi’ si identificano con la vittima, il figlio di Dio, nel versante masochistico oppure nel versante sadico nel momento in cui questo stesso santo ‘fustiga (santamente) il suo corpo’ per liberarlo dalla concupiscenza.
Eppure se comprendiamo che la sofferenza patita verrà replicata sui propri figli come oggetti disponibili e non come “soggetti d’amore”, se ne prendiamo consapevolezza attraverso la progressiva elaborazione del male che i nostri genitori ci hanno inflitto “per il nostro bene”, noi ci possiamo liberare dai sintomi psicopatologici vari e da schemi distruttivi ed autodistruttivi. Non ci sarebbe bisogno di ‘proiettare un paradiso e la felicità’ in un ‘mondo altro’ poiché avremmo finalmente compreso che il rispetto delle istanze del bambino è alla base di un’umanità più consapevole non più accecata da difese varie, prima fra tutte: l’idealizzazione dei propri genitori che ostacola il riconoscimento del Male che costoro ci hanno impunemente inflitto. Sembrano ormai maturi i tempi di sondare le cause primarie della sofferenza psicopatologica, senza voler trovare ‘rimedi’ inutili, fermandosi agli ‘effetti’ che queste sofferenze, nutrite del silenzio collettivo, producono sul singolo individuo e sulla collettività di cui è parte. Come già detto sono proprio i traumi ripetuti e sottili che godono della condivisione generale che danno vita a sofferenze, problemi psicologici ed infelicità. A tal fine una strofa di una poesia di Emily Dickinson sembra fare eco a quanto sostenuto in questo articolo “Non a colpi di clava, né di pietra si spezza il cuore; una frusta invisibile, sottile conobbi io, e staffilò la magica creatura fino a che cadde”
Probabilmente è questa sofferenza silente e sottile, per questo più subdola e perniciosa, l’origine della nostra infelicità e la ricerca ‘compulsiva’ di ‘rimedi’ personali non ultimo le dipendenze patologiche da sostanze e senza sostanze, come le dipendenze affettive, che riducono chi ne è affetto a vivere una vita ‘per procura’. questo il più grande ostacolo alla presa di coscienza della “qualità relazionale” delle nostre interazioni primarie e pregresse che informano e mediano le interazioni sociali dell’ hic et nunc: il dolore e il timore connesso alla indisponibilità ed inadeguatezza dei nostri genitori. Diciamolo pure: scoprirsi non amati fa male poiché mette in crisi il normale narcisismo del bambino. Tuttavia, vi invito a fare questo percorso poiché sperimento il benessere e la gioia di vivere che dovrebbe essere appannaggio di ogni uomo. Come ha scritto K.Gibran “Quanto più vi scava il dolore, maggiore sarà la gioia che potrete contenere”. Le stesse difficoltà di modulazione delle emozioni di cui gli ’eccessivi’ scatti di collera, l’odio incomprensibile e la distruttività ne sono la dimostrazione, nascono dalla perdita dell’empatia di cui un recente saggio di B. Choen ci illustra le basi neurofisiologiche compromesse durante l’infanzia dai ‘sottili’ episodi traumatici ripetuti.
Sembra che i media si occupino di ‘cronaca nera’ allo scopo di soddisfare ‘desideri inconfessabili’, mentre le ‘tavole rotonde degli esperti del settore’ avanzano astruse ipotesi sulla genesi del male. Mai ho sentito parlare di maltrattamenti infantili come fattore causale di comportamenti violenti in età adulta.
Perché questa ostinata cecità? La Miller, nei suoi bellissimi saggi, metteva l’accento sul bisogno di preservare l’idealizzazione dei propri genitori e della propria infanzia perché scoprire di non essere stati il centro dell’attenzione affettiva dei propri genitori è carico di dolore cocente e intollerabile.
Eppure, questa profonda perdita e dolore possono, col tempo, essere elaborate e restituirci alla integrità psicofisica originaria, alla gioia di vivere del bambino troppo precocemente sacrificata. Senza contare l’incalcolabile beneficio di un’umanità più consapevole e naturalmente empatica, ormai liberata dai sentimenti di odio e di distruttività. La mia non è utopia né un miraggio. E’ frutto di un’esperienza di cambiamento che ha richiesto, sì, quattro lustri, ma adesso mi ha restituito a me stesso.
Non abbiate paura di riprovare l’antico dolore poiché “quanto più il dolore vi avrà scavati, tanta più gioia potrete contenere”(Gibran, Il profeta)
Concludo menzionando una frase di Einstein che fa proprio al caso nostro:
“ il mondo non è in pericolo perché ci sono persone che fanno del male, ma perché ci sono persone che lasciano fare”.

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