martedì 22 settembre 2020

Invidia e falsità

La Scienza dello Spirito diventa veramente feconda se possiamo osservare la sua influenza sulla nostra vita e se diventa sostanza viva dentro di noi. I principi antroposofici possono essere considerati interessanti dottrine, ma con la sola teoria è difficile ottenere una reale convinzione della verità implicita nella dottrina scientifico-spirituale, nel vero senso della parola. Naturalmente, tutti i fatti dell’Antroposofia scoperti lungo il percorso di una vera indagine scientifico-spirituale possono essere controllati con l’intelletto umano e riconosciuti tramite la logica; ma se accettiamo le verità scientifico-spirituali siamo ancora lontani dal poterle testimoniare.

Tra il nostro pubblico molti preferiscono percorrere una via piú facile, che è quella di accettare verità spirituali dall’autorità di un insegnante. Questo è ben piú confortevole. D’altro canto, però, difficilmente si trova un’altra alternativa per la stragrande maggioranza delle persone, poiché la verifica indipendente di verità scientifico-spirituali è un cammino molto difficile; l’altra via, quella di osservare la vita in sé, è molto piú facile. Ma se le leggi del Karma funzionano, la vita stessa deve assumere una forma che ci mostra come il Karma operi nelle esperienze della vita e nello svilupparsi del carattere. Coloro che si impegnano per le verità spirituali ottengono piú facilmente una conferma di queste verità osservando fatti supportati dalla vita stessa.

Prenderò due diffuse “qualità” come punto di partenza per questa lezione. Prese come qualità morali, c’è sempre sta­ta una forte, istintiva av­versione contro di loro. L’Invidia e la Falsità sono state sempre considerate come particolari debolezze morali. Questa avversione è visibile se si considera come nel caso di nessun altro errore umano la ripugnanza sia cosí forte e istintiva quanto nel caso dell’invidia e della falsità.

Questo sentimento può essere trovato sia nei grandi uomini che nella gente comune. Benvenuto Cellini, che era un grande uomo, una volta ha detto che lui si sentiva in grado di commettere ogni genere di peccato, ma che non riusciva a ricordare di aver mai detto una vera menzogna. Anche Goethe trovava un certo sollievo nel poter affermare che non aveva mai nutrito alcun sentimento di invidia. Di conseguenza le anime delle persone piú semplici e quelle di individui altamente evoluti provano un’istintiva ripugnanza contro ogni invidia e falsità e si guardano bene dall’es­serne coinvolti.

Senza prendere in considerazione l’aspetto antroposofico, si può dire, prima di tutto, che invidia e falsità sono visibilmente un reato contro un elemento fondamentale della vita sociale: sono un reato contro il sentimento della compassione. Compassione non significa soltanto condividere il dolore di altri, ma implica anche sperimentarne il peso e il significato. La compassione è una qualità che non è molto sviluppata tra gli uomini. Essa contiene tuttavia una grande quantità di egoismo. Di Herder si dice, per esempio (lui voleva studiare medicina) che egli rimase freddo quando entrò per la prima volta in una sala operatoria dove un cadavere doveva essere dissezionato; egli rimase freddo non per compassione ma per la sua debolezza e per egoismo, in quanto non poteva sopportare tale vista. La compassione deve diventare meno egoistica; dovremmo essere in grado di gioire per il successo e i progressi di un’altra persona; dovremmo essere capaci di guardare le sue buone qualità senza alcun sentimento di amarezza.

La compassione è un elemento fondamentale della vita dell’anima che condividiamo con gli altri, perché tutte le esperienze delle anime umane sono reciprocamente collegate. Invidia e falsità in particolare offendono la capacità di apprezzare il valore di un’altra persona. Noi danneggiamo il nostro essere uomini proprio tramite l’invidia e la falsità.

Invidia e falsità ci pongono in opposizione con il corso dell’universo; con l’invidia e la falsità noi danneggiamo le leggi che governano il corso degli eventi del mondo. Esse possono essere facilmente riconosciute come errori, e la gente non le sopporta.

Di regola sia nel caso dell’invidia che per la falsità troviamo uno sfondo occulto. Alcune misteriose leggi determinano certe influenze: esse facilmente sfuggono alla nostra osservazione, e funzionano in modo tale che sia invidia che falsità possano sorgere nella stessa persona a distanza di anni.

L’invidia non sempre assume la forma di consapevole invidia acida. Naturalmente, se qualcuno è consapevole di questo sentimento, cerca di sbarazzarsene. L’invidia come tale è una “qualità” radicata nel corpo astrale dell’uomo. Sappiamo che i sentimenti, le passioni ecc. devono essere ricercati nel corpo astrale. Esiste però una certa legge secondo la quale le qualità che sorgono nel corpo astrale, e che sono cosí odiose che desideriamo sbarazzarcene, gradualmente vanno a insinuarsi nel corpo eterico.

Là esse assumono un aspetto ingannevole, e appaiono in forma di alcuni determinati giudizi che ci facciamo sulle altre persone. Non c’è piú alcuna invidia in questi giudizi, però noi critichiamo le persone e troviamo che in loro tutto vada male. Si tratta di una occulta forma di invidia che si insinua nel nostro corpo eterico. Là essa prende la forma di un parere, di un giudizio critico. Noi diciamo: «Questa persona ha fatto questo o quello», e la nostra affermazione può sembrare perfettamente corretta; nondimeno, essa contiene invidia in una forma mascherata. Che è avvenuto? Un importante processo ha avuto luogo.

Sappiamo che l’anima dell’uomo passa attraverso molte incarnazioni e che c’è stato un momento nello sviluppo dell’umanità in cui i tentatori, Lucifero e Arimane, si sono insinuati nell’animo umano. In quale forma Lucifero e Arimane vivono dentro di noi oggi?

Questo non è facile da scoprire senza l’ausi­lio dell’investigazione chiaroveggente, e Goethe espresse una profonda verità quando disse: «I popoli non si accorgono del Diavolo, neanche quando lui li prende per la collottola!». Infatti, è possibile ignorare il diavolo; è possibile non vederlo. Dal punto di vista della moderna scienza naturale è facile dire che Mefistofele non esiste; tuttavia, Lucifero e Arimane vivono nella natura umana. Arimane vive nel corpo eterico e Lucifero nel corpo astrale dell’uomo.

Lucifero è una potenza che tenta l’anima umana abbassandola moralmente e strappandola via dalle sue origini. Egli ci proietta nel profondo della natura terrena e dobbiamo guardarcene. Lucifero è la forza che ci attira verso il basso nella profondità della passione. Arimane, d’altro canto, è lo spirito della menzogna e dell’errore e falsa le nostre valutazioni.

Sia Lucifero che Arimane sono potenze ostili al progresso umano. Tuttavia tra di loro essi vanno molto d’accordo. L’invidia è una “qualità” in cui il potere luciferico giunge ad espressione. È una “qualità” abominevole, ed è per questo che non piace alla gente. Essi cercano di liberarsi di essa, di superarla e di allontanarla da sé. Quando una persona scopre che il suo animo è colmo di invidia, inizia a combattere contro Lucifero, la fonte dell’invidia. Cosa fa Lucifero in quel caso? Egli semplicemente passa la questione nelle mani di Arimane, e Arimane offusca il giudizio umano.

Quando si lotta contro Lucifero nel corpo astrale, Arimane può facilmente insinuarsi nel corpo eterico, oscurando i nostri giudizi sulle altre persone. Questa è la menzogna, ed è una caratteristica arimanica.

La gente sente anche una forte avversione per la menzogna e cerca di lottare contro di essa. Quando cerchiamo di superare la menzogna, possiamo vedere che Arimane consegna lo scettro a Lucifero, in modo che si insinui nel corpo astrale una qualità che si presenta sotto forma di un egoismo molto pronunciato. L’egoismo è legato alla menzogna. Queste due qualità, menzogna e invidia, rappresentano un grossolano esempio del modo in cui Lucifero e Arimane lavorano all’interno dell’animo umano.

È possibile osservare l’influenza di invidia e falsità anche nel corso di una singola incarnazione. Occupiamoci ora di fatti che provano la verità degli insegnamenti antroposofici. Osserviamo un certo periodo nella vita di una persona e supponiamo che questa persona fosse fortemente incline a raccontare bugie. La legge del Karma in questo caso eserciterà la sua influenza e dobbiamo attenderci che questa si manifesti.

Tuttavia, è possibile osservare nella presente incarnazione il collegamento che esiste tra un primo periodo di vita ed uno successivo. Uno studio della vita umana può dimostrare che una persona forse ha perso l’abitudine di raccontare menzogne – perché la vita stessa è una grande scuola – ma egli mostrerà invece una nuova, marcata caratteristica: una certa timidezza. Ci sono persone che non possono guardarci in faccia, ed è possibile osservare una certa relazione tra la sensazione di timidezza ad un certo punto della vita e l’ipocrisia in un periodo precedente.

Un altro esempio: una persona può essere piena del sentimento dell’invidia. Quando questo è scomparso, quando è stato superato, si può osservare che dopo un certo periodo della vita tale persona dipenderà dagli altri; egli mancherà di indipendenza nel modo in cui affronta la vita: sarà una persona debole e influenzabile. Questi collegamenti tra menzogna e timidezza, tra invidia e mancanza di indipendenza, che possono già essere osservati in una medesima incarnazione, sono connessioni karmiche.

In realtà, il Karma funziona in modo tale che un certo adempimento delle sue leggi già si realizza entro una medesima incarnazione, sebbene la decisiva influenza sul carattere umano appaia solo nell’incarnazione successiva. Impotenza e mancanza di indipendenza si presenteranno in vecchiaia, se l’invidia apparve durante la giovinezza. Si tratta di una lieve sfumatura dell’in­fluenza del Karma, che rimane dopo la morte, opera attraverso tutto il Kamaloka ecc., e si ripresenterà nelle forze che edificano la successiva vita; si intreccerà con il carattere fondamentale che si esprime nei tre corpi: fisico, eterico e astrale.

Goethe espresse ciò finemente quando disse che i desideri della nostra gioventú sono completamente realizzati in età avanzata. Ciò vale, naturalmente, sia per i buoni che per i cattivi desideri.

Nella prossima vita le qualità del carattere costruiranno i tre corpi: il nostro carattere è dunque l’architetto di questi tre organismi. Se l’invidia fu un aspetto fondamentale durante una incarnazione, eserciterà un’influenza su tre corpi durante la successiva incarnazione e produrrà, come risultato, una debole costituzione fisica. Essa influenza l’organismo umano durante la successiva incarnazione.

Quando vediamo qualcuno che affronta la vita da inerme e dipendente, si deve dire: “l’invidia deve aver operato durante la sua passata incarnazione”, e nei suoi confronti dobbiamo comportarci di conseguenza. Se le leggi del Karma valgono, sarà presto chiaro se il nostro atteggiamento è giustificato. Quando vediamo qualcuno entrare nella vita con cattiva salute e una debole costituzione, possiamo dare per scontato che l’invidia ha svolto una certa parte nella sua vita durante la sua passata incarnazione.

Quando c’è una tale persona nel nostro ambiente, dobbiamo dire che il Karma ci ha condotto a lui per uno scopo preciso: forse siamo stati oggetto della sua ex invidia. Che cosa possiamo fare per lui? Se il Karma è una realtà che può ragionevolmente essere accettata, se si tratta di una valida verità, pertanto, deve diventare manifesto che, adottando il giusto atteggiamento verso una persona fisicamente debole nel nostro ambiente, un buon risultato può essere raggiunto. Ciò di cui ha bisogno è il perdono; ha bisogno di incontrare questo atteggiamento indulgente nella piú ampia misura.

A condizione che abbiamo qualcosa da perdonargli, dobbiamo avvolgerlo in un’atmosfera di perdono. “Tu devi per­donargli qualcosa, quindi fallo”; questo è ciò che noi diciamo a noi stessi, ma non a lui – si deve agire di conseguenza e attendere il risultato, e lo vedremo sempre piú guadagnare in salute e forza. Basta provare a fare ciò che è giusto, e il risultato non mancherà di apparire. Cosí si può vivere in accordo con le leggi del Karma e l’intera Scienza dello Spirito diverrà allora sostanza vivente.

Ora qualcuno potrebbe dire: è esatto che le cose non abbiano funzionato con quella persona, perché ciò è la punizione per quello che ha fatto durante la sua incarnazione passata. È molto ragionevole che le cose abbiano preso questo corso, perché il suo Karma lo richiede. Chi dice questo non comprende il Karma: per capire il Karma si deve sapere che il Karma di un’altra persona non ci riguarda affatto! Il compimento del Karma verrà di propria iniziativa; il nostro unico compito è quello di aiutarla!

Dobbiamo, tuttavia, mirare a tutto ciò che potrebbe portare a un cambiamento favorevole nel suo Karma. Sapere e sentire ciò è parte di una profonda comprensione del Karma e delle sue leggi. Altra cosa è se qualcuno passa attraverso uno sviluppo esoterico; in tal caso si possono fornire consigli sul miglior modo in cui egli può vivere il proprio Karma.

Le qualità morali infatti producono risultati; esse hanno a che vedere con gli effetti karmici. Esse possono cambiare durante una incarnazione. Ma nella prossima incarnazione devono scendere fino all’organismo fisico.

Abbiamo detto che la menzogna può evolversi in timidezza nel corso di una stessa incarnazione, cosí che una persona si chiude in se stessa. Falsità in una incarnazione produce timidezza nella prossima incarnazione. Una tale persona nasce come una timida anima, piena di paure. Egli non solo sarà timido verso le persone del suo ambiente, ma cadrà anche preda di determinate condizioni patologiche di paura. La timidezza apparsa successivamente nella stessa incarnazione come modesto effetto karmico della menzogna, nella prossima incarnazione apparirà come una fondamentale qualità biologica del corpo fisico.

Qual è il giusto atteggiamento verso una persona di cui dobbiamo ritenere che abbia detto molte bugie durante la sua passata incarnazione? Noi diciamo a noi stessi – non lo diciamo a lui – e questo dovrebbe determinare le nostre azioni: costui avrà certo detto tante bugie durante una passata incarnazione; egli ci ha ingannato. Dobbiamo cercare di portargli feconda e preziosa verità. Coloro che sono condotti a lui dal Karma, devono cercare di penetrare nella sua anima con amore e devozione. La falsità deve essere compensata dalla verità; questi sono due estremi che portano ad una sorta di compensazione.

Il segreto di tutta la vicenda è che un’influenza favorevole non può essere esercitata su di lui da chiunque, ma solo da coloro che gli sono karmicamente collegati. Coloro che adottano questo atteggiamento vedranno quali buoni risultati si possono raggiungere se gli si portano verità positive e se si ha una reale comprensione per lui.

Il Karma è una legge reale; il suo risultato apparirà in un modo molto particolare. Se si penetra amorevolmente nella debolezza di tali persone, la nostra influenza su di loro darà loro un immenso sollievo portando libertà e salute. Se possiamo immergerci completamente in costoro, avremo un’influenza su tali persone tale da portar loro un ringiovanimento.

Il nostro atteggiamento verso le persone può essere di comprensione o di critica. Qual è l’effetto? Noi possiamo aiutarli o essere incapaci di aiutarli. Possiamo andare verso una persona con comprensione, cioè immergendoci amorevolmente nella sua anima con una reale comprensione per le sue debolezze, se il Karma ci richiede questo compito. Ma possiamo anche criticarla e fermarci a questo.

Osserviamo la vita in entrambi i casi. Qual è l’effetto di critiche e di disapprovazione per l’oggetto di siffatti rimproveri? Un effetto può essere che i rimproveri lo abbiano aiutato, ma può anche essere altrimenti. Le persone che abitualmente criticano e rimproverano gli altri arrivano infine anche a un certo risultato: una certa sensazione di isolamento si impadronirà di loro; essi si sentiranno tagliati fuori dalle altre persone.

Facciamo il confronto con gli effetti prodotti in una incarnazione, allorché ci si immerga con amore e comprensione nel­l’anima di un’altra persona, nonostante i suoi difetti. An­che in questo caso, il risultato può essere buono o cattivo, ma l’effetto nell’anima, senza dubbio, sarà positivo.

Questo ci mostra che leg­gi completamente diverse prevalgono se uno si erge, per cosí dire, a criticare e rimproverare, o se invece evolve verso una reale comprensione. Il rimprovero ritorna contro di noi e forma nuovo Karma, invece la comprensione dà luogo a un deposito di ricchezze nell’anima altrui; essa scioglie il Karma, lo appiana e lo elimina.

Si tratta di un fatto molto significativo nella vita. Vediamo ora di ricapitolare il risultato delle nostre osservazioni in una frase che costituisce una profonda verità, ossia che ci troviamo nella posizione di essere di ben poco aiuto per noi stessi, e che anzi possiamo danneggiarci molto. Si può, tuttavia, essere di grande aiuto per gli altri, mentre non possiamo causare loro gran danno per i nostri errori. Le nostre buone qualità possono quindi essere di grande aiuto per gli altri; le nostre cattive qualità ci causano grandi danni, ma non possono causare gravi danni agli altri, almeno non in modo permanente.

È questa una legge molto particolare. Essa mostra l’effetto del Karma in una medesima incarnazione: infatti chi aiuta un’altra persona con le sue buone qualità e immergendosi nella sua anima con amore, può essere certo di un effetto favorevole nella propria vita in un periodo ulteriore. Non si creda che questo sia egoismo, che sia egoistico essere buono e nobile. No, la bontà deve essere qualcosa di molto naturale, e il suo buon effetto in un secondo momento si presenta come una conseguenza naturale.

Se non andiamo oltre i nostri interessi, se non abbiamo alcuna comprensione per gli altri e ci limitiamo a criticarli, da questo non sorgerà alcun effetto positivo. La cosa strana è che se non siamo buoni verso gli altri non possiamo progredire; questa è una condizione per il nostro progresso. Questa è una legge fondamentale che passa da una incarnazione all’altra, manifestandosi in un modo meraviglioso.

Se in una incarnazione siamo istintivamente portati al bene, se una sorta di istinto vitale ci attira verso una vita buona, questo apparirà nella prossima vita come Scienza dello Spirito, nel senso che già abbia esercitato la sua influenza. Proviamo per esempio a immaginare una persona che fu buona con noi in un tempo in cui non eravamo ancora in grado di guidare noi stessi. Qui possiamo vedere una grande differenza tra le diverse qualità del bene: ci sono delle cose buone della vita che non ci siamo guadagnati (si parla di bontà immeritata) e possiamo vedere che in un caso il suo effetto può essere positivo, mentre in un altro caso non vi è alcun effetto.

Il chiaroveggente può ora percepire qualcosa di molto speciale: le buone azioni di un’altra persona verso di noi, in un momento in cui non ce le siamo meritate, appaiono come bontà restituitaci da lui. Se questo è il caso, il loro effetto su di noi sarà buono; in caso diverso, non possono avere alcun effetto buono su di noi. Quando osserviamo il funzionamento del Karma, dovremmo tenere a mente che ogni azione ha il suo effetto, anche se esso può non apparire immediatamente all’occhio fisico.

I percorsi del Karma sono molto intricati, ma se studiamo la vita noi possiamo capirli, perché la vita contiene le prove del modo in cui il Karma opera nel mondo. Se studiamo il Karma e agiamo di conseguenza, lo stesso successo nella vita si mostrerà provenire da una legge reale e ben valida.

Ci sono due modi in cui possiamo affrontare il Karma: possiamo non credere affatto in esso o possiamo credere in esso, e allora trovarne le prove osservando la vita stessa. Questo ci permetterà di riconoscere la verità delle sue leggi. La Scienza dello Spirito non è solo una verità teorica ma una ricerca di prove che stabiliscono questa verità nella vita stessa.



Rudolf Steiner

Conferenza “La Moralità e il Karma” tenuta a Norimberga il 12 novembre 1910 ‒ N° F 605.