domenica 24 novembre 2019

Sei lui, ti credi te

E’ pur nostro il disfarsi delle sere
E per noi è la stria che dal mare
sale al parco e ferisce gli aloè.
Puoi condurmi per mano, se tu fingi
di crederti con me, se ho la follia
di seguirti lontano e ciò che stringi,
ciò che dici, m’appare in tuo potere.
Fosse tua vita quella che mi tiene
sulle soglie – e potrei prestarti un volto,
vaneggiarti figura. Ma non è,
non è così. Il polipo che insinua
tentacoli d’inchiostro tra gli scogli
può servirsi di te. Tu gli appartieni
e non lo sai. Sei lui, ti credi te.

Eugenio Montale - Serenata Indiana

Una poesia di Montale che appartiene alla raccolta Finisterre, carica di significati sul ruolo che gioca la donna, ma anche sull’esistenza del male e la sua forma. Serenata Indiana parte dall’idea del disfacimento tra uomo e donna e dello scioglimento di un vincolo tra essi, evocata dal <disfarsi delle sere> (v.1). L’unione profonda sarebbe possibile solo se la donna fingesse, illudendosi con convinzione, di essere vicina al poeta e se, a sua volta, egli si lasciasse follemente trascinare da lei. Talvolta il poeta potrebbe credere nel rapporto se percepisse che la donna ha davvero il potere di determinare le sue azioni e di concretizzare le sue parole. In realtà, egli non può dare nessun volto alla donna perchè essa fa si che il polipo si insinui in lei e possa servirsi della sua sagoma. Il polipo è una repellente creatura che emerge dagli abissi e diventa emblema del male, ma un male senza forma, che coincide col non conoscibile. Egli agisce insidiosamente per oscurare le relazioni vitali e corrodere l’autenticità dei rapporti umani. Ed ecco che viene evidenziato il senso di impotenza della donna, la quale non ha il dominio delle sue azione e non appartiene nemmeno a se stessa.

Analisi del testo a cura di https://martinascaramozzino.wordpress.com/

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